Ritrovamenti
scritto da Carlangelo Mauro
Alle cinque di un pomeriggio qualsiasi. Tanti sguardi sugli scheletri dell’età del Bronzo a S. Paolo Bel Sito, “sigillati” sotto le pomici del Vesuvio ad alcuni metri di profondità. In via Cimitero.
Ciò che potrò essere io e gli altri domani, fra qualche migliaio di anni e, naturalmente, tracce di ciò che ero.
Il fascino di uno scheletro ha attirato casalinghe un po’ depresse, giovani amanti dell’orrido e altri: gente tranquilla per cui il ritrovamento di sepolture è uno spettacolo inusuale ed emozionante.
Diversi giovani nella notte sono scesi sottoterra per vedere da vicino gli scheletri coperti con della plastica e hanno mosso parti del bacino del maschio.
L’arcaico appare come un fenomeno. Le automobili sfrecciano al lato della strada.
La pietra sotto la testa usata come giaciglio è divenuta nel corso del tempo baldacchino per letti e lapidi imperiali. Il corredo funerario oggi è ancora più ampio: per un assioma non discutibile né giustificabile lo sviluppo solo dei due terzi del pianeta significa un equipaggiamento utilissimo e magnifico, ma anche terribilmente e incredibilmente infame: come si conviene a una fine ignominiosa.
La distruzione sistematica della natura come idea arcaica rappresenta, in poco più di cinquant’anni, uno sconvolgimento più grande di ogni eruzione.
I
si era riunita una folla
di curiosi sulla strada
per un nuovo battesimo
il giovane uomo
al di sotto delle pomici
«il vulcano non c’entra», disse
l’esperta francese
morte naturale per quei tempi
II
la strada continuava
verso il nostro cimitero
i sorrisi si sarebbero presto mutati
«l’animale era più in loro
il corpo pronto a scattare
la salute – sentenziò – certo più la nostra»:
(il corredo funerario
più ampio di una pietra
sotto la testa)
III
detriti e campioni di terra
codici di sottili linguaggi
la morte chiusa in una teca
sono io sotto gli occhi
dell’ameno visitatore
(Testo estratto dal n. 3 di TRIMBI arte/artisti/artigli, 2007. Disponibile qui)